Cronaca

Polemiche e petizioni contro la miniserie sulla tragedia di Rigopiano

Il 9 febbraio scorso vi avevamo raccontato di un progetto televisivo per creare una miniserie di quattro puntate sulla tragedia di Rigopiano. Ad informare di ciò era stato l’amministratore delegato della Taodue film, Pietro Valsecchi, che aveva dichiarato: “È un progetto molto importante che stiamo scrivendo con il supporto e il coinvolgimento di chi ha vissuto in prima persona questa vicenda: superstiti, familiari delle vittime, soccorritori”, aggiungendo che lo scopo della miniserie era quello di “fare luce sulla verità dei fatti e insieme rendere omaggio alle vittime”.

A seguito di questa dichiarazione è però intervenuto il legale dei familiari di Stefano Feniello, che nell’hotel ha perso la vita, negando qualsiasi coinvolgimento della famiglia nella fiction, che si detta stupita dai tempi di una produzione “dettata probabilmente da scopi unicamente commerciali” e poco rispettosa per vittime e famigliari, che sono ancora in lutto. Aggiungendo inoltre che “la verità dei fatti la sapremo solo quando si saranno celebrati tutti i gradi di giudizio, non certo dopo aver visto una serie televisiva scritta all’indomani della tragedia”.

Anche molti tra i sopravvissuti hanno condannato questo progetto, come Giorgia Galassi, estratta viva dopo 58 ore, che ha espresso tutta la sua incredulità, ma anche Giampiero Parete, il cuoco che per primo aveva dato l’allarme e che ha atteso per ore nell’angoscia di sapere se moglie e figlio fossero vivi: “Ma lo possono fare? Non si può impedire? Potrebbero anche lasciar perdere. A momenti non hanno manco fatto i funerali di tutte le vittime, e stiamo già a farci il film? Ci vuole rispetto e sensibilità, in certe cose”.

La risposta di Valsecchi non si è fatta attendere, precisando che i protagonisti della miniserie saranno i soccorritori e che “non avrà invece spazio alcun indugio voyeuristico sul dolore, quello a cui purtroppo abbiamo assistito in molti programmi tv in quelle ore drammatiche; sarà infatti importante nel nostro progetto il tentativo di ricostruire con precisione e lucidità le dinamiche di questa tragedia e capire se si sarebbe potuta evitare. Credo che questo sia il modo migliore per riconoscere il lavoro dei soccorritori, che ogni giorno, in silenzio e in ogni angolo del paese, agiscono per la collettività. Con questo progetto vorrei mantenere viva la memoria, in un paese che dimentica tutto troppo velocemente. Mi rendo conto che la tempistica della comunicazione del progetto possa essere “mal interpretata”, ma il mio intento non è mai stato quello di realizzare un “instant movie” per sfruttare l’onda emotiva della tragedia, ma sarà al contrario di costruire un’opera meditata e approfondita, che, come quelle che ho realizzato in tutta la mia carriera (da Uno Bianca a  Nassiriya, da Paolo Borsellino al  film su Giorgio Ambrosoli e a quello su Papa Francesco per citarne solo alcune), hanno sempre rispettato la memoria delle vittime e il dolore dei familiari”.

Nonostante il tentativo di chiarire le intenzioni, le reazioni dell’opinione pubblica a questa iniziativa sono comunque rimaste di condanna, soprattutto per le tempistiche, tanto che è nata online sulla piattaforma Change.org una petizione per chiedere di bloccare la serie tv. Al momento le firme sono più di 1200.

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