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Il film: Grido di pietra

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Cerro Torre, Patagonia. Due alpinisti tentano la prima scalata della parete nord: uno dei due muore a causa di una valanga, l’altro sostiene di aver raggiunto la vetta, ma non lo può dimostrare. Fiumi di polemiche, poi una nuova salita, e ancora una morte e una vittoria. Questa la trama di "Grido di pietra", terribilmente vicina alla storia reale. Nel film del 1991, diretto da Herzog e ideato da Messner, recitarono grandi nomi del cinema e dell’alpinismo, da Vittorio Mezzogiorno a Hans Kammerlander.

Al campionato mondiale di arrampicata libera indoor l’organizzatore e giornalista televisivo Ivan Rodanovic ha invitato Roccia Innerkofler, celebre e affermato alpinista, interpretato nel film da Vittorio Mezzogiorno. La gara è vinta da Stefan Glowacz, nel ruolo di Martin Edelmeier, campione in carica della disciplina. Ma nonostante l’eccezionale prova del tedesco, Roccia lancia una provocazione.

Dice infatti che gli sembra di trovarsi di fronte ad acrobati più che ad alpinisti, e mette in dubbio la capacità dei climber di poter affrontare un "vera" montagna. Martin allora raccoglie la sfida e decide di seguire Roccia nella sua spedizione al Cerro Torre, il leggendario picco patagonico.

Con loro partono anche lo stesso Ivan e Hans Adler, un compagno di Roccia, a cui nel film ha prestato il volto Hans Kammerlander.

Al campo base, Roccia sembra titubante. Bloccati alla base della parete dal maltempo scoprono in una caverna vicina l’esistenza di un uomo, un eccentrico personaggio a tratti folle, con un’enorme passione per la diva americana del cinema Mae West. Si tratta di un alpinista, che ha perso quattro dita nell’impresa, a suo dire vittoriosa, di scalare il Cerro Torre.

Finalmente il tempo migliora e Roccia decide di compiere un viaggio di due giorni con Ivan per rifornirsi di viveri.  Approfittando della sua assenza dal campo base, Martin parte all’assalto della vetta, insieme a Adler. A metà ascensione però una slavina trancia la corda di quest’ultimo e lo fa precipitare, seppellendolo sulla montagna.

Martin fa ritorno al campo base da solo, dove racconta di aver raggiunto la vetta, ma a questo punto le tensioni esplodono. Roccia abbandona il campo e rimane in Patagonia, dove affitta una casetta nella Pampa, mentre il resto della spedizione torna in Europa. Anche qui scoppiano le polemiche, in quanto molti alpinisti sostengono che Martin ha mentito e non è mai giunto in vetta.

Martin e Ivan decidono allora di organizzare una seconda spedizione, questa volta con piena copertura mediatica. Il ritorno del gruppo al cerro Torre spinge Roccia a intraprendere la scalata della parete nord, di nuovo in sfida con Martin che tenta invece dal versante sud.

Una tempesta blocca gli alpinisti in parete. Giunto a superare il fungo sommitale di ghiaccio, Martin non ce la fa più, e si lascia cadere rimanendo appeso alla corda, sotto gli occhi terrorizzati di Roccia, che poco dopo arriva alla vetta. Tra lacrime e paura, in cima trova anche una straordinaria scoperta: una vecchia piccozza con appesa una foto di Mae West.

Questa è la storia di "Cerro Torre: Schrei aus Stein", in italiano "Grido di pietra". Immediato il richiamo alla memoria della vera vicenda di Cesare Maestri e Toni Egger.

Il film del 1991, fu diretto da Werner Herzog, e tratto da un’idea di Reinhold Messner, con cui il regista aveva già lavorato per il documentario Gasherbrum – Der leuchtende Berg del 1984. Quell’anno a Venezia vinse il Premio Osella, e fu candidato al Leone d’oro.

 

Valentina d’Angella

 

Guarda il trailer del film  

 

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